di Francesca Porcelli
TITOLO ITALIANO: Tales from the Loop (“Loop”)
TITOLO ORIGINALE: Tales from the Loop
TRASMESSO NEGLI USA e in Italia (streaming): Amazon Prime Video, 3 aprile 2020
NUMERO EPISODI: 8 (1 stagione)
INTERPRETI: REBECCA HALL, DUNCAN JOINER, PAUL SCHNEIDER, JONATHAN PRYCE
Tales from the Loop è una serie uscita lo scorso tre aprile sulla piattaforma streaming Amazon Prime. Una serie fantascientifica per definizione, i cui episodi narrano la storia di un paesino dell’Ohio, in cui si svolgono degli esperimenti fisici riguardanti il Loop, che, proprio all’inizio del primo episodio, viene introdotto come un qualcosa che lega tutti gli abitanti della cittadina, è lasciato alla fantasia il come e il perché, l’unica certezza è che questo Loop esiste e che opera sulla realtà e su coloro che la compongono.
Questa serie nasce e si è ispirata all’opera omonima dell’artista svedese Simon Stålenhag, le cui tavole sono state la base su cui l’ideatore, Natahaniel Halpern, ha costruito la serie. Ogni episodio fa riferimento ad una singola tavola che sembra quasi prendere vita una volta trasposta su pellicola, pur rimanendo molto fedele sia ai colori che all’estetica dei quadri; infatti già dai primi frames si può notare una forte armonia nella scelta dei colori.
Un equilibrio che non si risolve solo dal punto di vista estetico, ma al contempo la tecnologia e la natura assumono una presenza preponderante, sia nell’economia della serie che da un punto di vista paesaggistico e visuale; è facile trovare una ripresa di un campo seminato con in mezzo delle torri altissime o di un bosco al cui interno si intravede un robot; elementi che non stridono tra loro, ma che sembrano l’uno dipendere dall’altro e che riescono a vivere armoniosamente insieme. Non sono considerate l’una antitetica all’altra, come spesso accade nell’immaginario comune, ma convivono insieme all’interno di un unico spazio, rispettandosi e accettandosi e, di conseguenza, anche il loro legame con l’essere umano risulterà differente rispetto a quello cui siamo abituati. Ciò genera una sensazione di sorpresa che lo spettatore può percepire attraverso tutti gli episodi, sia per la magnifica fotografia che cattura immediatamente l’occhio, sia per le storie mai scontate e dense di spunti di riflessione.
Una serie antologica quindi, che a prima vista sembrerebbe raccontare dei piccoli frammenti di vissuto isolati dei cittadini di questa piccola cittadella dell’Ohio, ma andando avanti con gli episodi, solo apparentemente autoconclusivi, si palesa un legame che tiene insieme il tutto: il Loop. Che viene appunto, come detto in precedenza, delineato come un’entità ancora da scoprire, ma che influenza in qualche modo coloro che ci entrano in contatto diretto e sicuramente la tecnologia è una delle modalità con cui il Loop si mette in relazione con il mondo umano. La connessione tra mondo umano e tecnologico è innegabile e ineluttabile nella serie, in cui ogni personaggio entra in contatto con il Loop in modo differente e personale, ma è comunque una presenza imprescindibile che viene data quasi per scontata. Ogni episodio quindi racconta una storia diversa ma che nell’insieme risulta collegata in modo organico con le altre poiché ciascuna racchiude una visione del mondo del Loop e delle vicende che lo caratterizzano, secondo gli occhi del protagonista.
Sembra evidente che l’espediente narrativo cui questa serie fa riferimento è l’anello temporale (loop), per cui i personaggi sono costretti a ripetere esperienze in un ciclo continuo che si ripete all’infinito. Un tema frequentemente utilizzato in fantascienza, la cui idea di fondo consente ai personaggi intrappolati in questo schema ripetitivo, di modificare il flusso degli eventi futuri mediante delle precise scelte. Non è questo il caso specifico di Tales From the Loop, ma è innegabile la presenza, su vari livelli, di una ciclicità all’interno di questa serie. Una ciclicità temporale che può essere ritrovata sia ad un livello interno all’episodio che ad un livello più generale della serie.
Quello che viene esposto nel corso degli episodi è un forte sentimento e necessità di relazione, in ogni episodio, su piani differenti, il protagonista sperimenta un disagio creato dall’abbandono o dal sentirsi abbandonati, durante tutti gli episodi ci vengono mostrate e rappresentate le differenti reazioni di fronte ad un pericolo di sentirsi più soli e meno connessi con ciò che permette di creare relazioni, come per esempio la natura, la tecnologia e le stesse persone. Nel momento in cui viene a mancare la connessione e la relativa necessità relazionale, si entra nell’intimo dei personaggi e si scoprono i loro veri pensieri e modi con cui affrontano il disagio, questo fornisce l’occasione allo spettatore di immedesimarsi con questi. Di conseguenza tutto ciò ci permette di riflettere su quanto la necessità di connessione sia un bisogno primario e non trascurabile, al punto che, come si può riscontrare anche all’interno degli episodi, il disagio viene superato solamente attraverso il prossimo e alla relazione vera ed autentica con esso; una relazione priva di decisioni accomodanti e piena invece di momenti di condivisione, che portano gli stessi protagonisti ad un processo di crescita.
Una serie quindi piena di spunti di riflessione e aperta differenti chiavi di lettura, in cui viene rappresentato un vero e proprio universo parallelo, ambientato in un periodo storico non ben definito, alcune scelte estetiche fanno pensare agli anni Sessanta, ma che rappresenta sicuramente un possibile ‘futuro’ in cui è l’umanità, intesa come relazione, che fa la differenza. Umanità che non viene frenata dalla tecnologia ma dall’uso che fa di essa. Un futuro, quindi, apparentemente lontano, che però risulta familiare proprio per questo continuo richiamo ad un passato, forse parallelo, in cui il progresso tecnologico ha assunto una forma differente, che allo stesso tempo proietta l’immaginazione ad un futuro riconoscibile e pensabile. Una sorta di equilibrio temporale tra passato e presente che consente una visione al contempo nostalgica e distopica di una realtà lontana ma vicina.
In un momento storico e sociale in cui gli interessi personali e lavorativi si vuole che coincidano con l’essenza dell’individuo, tanto da determinare a priori compatibilità o, al contrario, incompatibilità, con chi appare più simile a noi, in Tales from the Loop proprio questi aspetti vengono inseriti rimanendo in una posizione di secondo piano. Non sono gli aspetti che regolano e gestiscono le relazioni interpersonali. Ci si concentra non su una sorta di apparenza, rappresentazione o autofigurazione della ‘vicinanza’, ma sulla reale possibilità di entrare in contatto con qualcosa o qualcuno di sconosciuto, di nuovo, da cui si può solo trarre un’esperienza positiva nella relazione. In questo modo, ed è una traccia della serie, la relazione non si basa sulle possibilità di esercitare un eventuale controllo sugli altri, su chi è vicino o su chi si incontrerà, né tanto meno è evidenziata come possibile soluzione cercare di inscatolare in “compartimenti” le persone in base alla loro personalità o alle proprie scelte di vita; forse allora è proprio questo l’aspetto interessante del Loop, ciò che del loop non fa parte: il non poter controllare il prossimo e accettarne le soprese aiuta a non perdersi quella parte di meravigliosa casualità che altrimenti andrebbe persa.
1 Comment
Anche io ho trovato coinvolgente la messa in scena di una tecnologia che si sviluppa in modo diverso da come potremmo immaginare.Grazie per questa lettura.