Quando chiesero a Toldino se avesse un ultimo desiderio, lo gnomo si voltò verso il boia e fece spallucce. Il boia si voltò allora verso il giudice, facendo spallucce a sua volta. Il giudice lanciò un’occhiata alla famiglia di Toldino, ovvero sua moglie Yursola, e i quattro figli Gulpo, Strazio, Numidità e Splenzo. La moglie di Toldino fece spallucce.
«È nel nome della corte gnomica di Prato Camillo che io, giudice Pozzanghero, condanno Toldino all’esilio tramite fiondazione. La sentenza, prevista per oggi e per adesso, sarà eseguita senza esitazione alcuna dal nostro boia Ursulo, sotto la testimonianza obbligatoria dei membri della famiglia del condannato maggiorenni e ancora sani di mente. Questa esecuzione è offerta da Salamini Cianchetta, i salamini stagionati sei inverni.»
Il giudice terminò di parlare e abbassò la mano. Il boia fece un cenno a Toldino, che gli rispose inarcando le sopracciglia con rassegnazione, poi tirò a sé una piccola leva e premette un pulsante. La fionda sulla quale era stato posizionato Toldino lo scaraventò lontano, così lontano che nessuno dei presenti riuscì a seguire la traiettoria del proiettile fino a terra. Semplicemente, videro Toldino scomparire nell’azzurro del cielo.
Il giudice si avvicinò alla moglie di Toldino, che era già scoppiata in lacrime, e le appoggiò una mano sulla spalla in segno di conforto. La signora sollevò appena la testa, e la scossa per dimostrare che apprezzava la gentilezza.
«A volte, alcuni tornano.» Le disse Pozzanghero.
«Quanto tempo dovremo aspettare, secondo lei, prima di rassegnarci?»
«Quattro o cinque lune. Dopodiché protrarre il lutto sarebbe inopportuno.»
Ursulo sgattaiolò sul sentiero prima che il giudice avesse il tempo di congedarsi dalla famiglia di Toldino, e lo affiancò sulla via di casa.
«Di che crimine si era macchiato quel pover gnomo? Io lo conosco sin da quando eravamo bambini, andavamo insieme a rubare le noci agli scoiattoli… non posso credere che sia stato fiondato.»
Il giudice sospirò, allargando il pancione e sollevando la barba candida e boccolosa.
«Luogo comune.» Mormorò. Poi si guardò attorno, con il timore di aver pronunciato parole troppo scabrose. Per fortuna i figli di Toldino si erano trattenuti ancora un poco presso la radura della fionda.
«Luogo comune? Ma dici sul serio?» Esclamò incredulo Ursulo.
«L’ho sentito io con le mie orecchie, purtroppo. E ci sono anche diversi testimoni a confermarlo. Lo ha ripetuto ad alta voce, ridendo come se fosse divertente, davanti a molti altri gnomi.»
«Santa fragolina di bosco… e non ha tentato di giustificarsi?»
«Ma sì… come fanno un po’ tutti… ha detto che era una battuta, che era ironico… che voleva essere divertente. – Il giudice si mise il cappello in testa. Un grosso, alto, cappello rosso. – E alla fine ha iniziato ad accusare gli altri: avete capito male, non avete senso dell’umorismo, e fatevela una risata… insomma il solito triste repertorio di chi è colto in flagrante e non ha proprio giustificazioni.»
Ursulo annuì con piglio serio. Non se lo aspettava proprio da Toldino. Ringraziò il giudice per la confidenza, e lo lasciò andare per la sua strada. Lì per lì gli era quasi venuta la tentazione di chiedere quale fosse il luogo comune pronunciato da Toldino, e che gli era costato la fiondazione. Ma la fugace curiosità lasciò rapidamente il posto alla duratura ragionevolezza: qualsiasi cosa avesse detto, era un’idiozia. Ne avrebbe fatto a meno, e avrebbe campato meglio.