Recensione condivisa riassunta per noi da Francesca Porcelli.
In questo periodo particolare ecco di nuovo le nostre recensioni condivise dopo la lettura collettiva del fumetto-game Un giorno da cana di Stefano Tartarotti e Christian Giove.

“Ogni particolare appare ben congegnato per far sì che il lettore giochi effettivamente con il fumetto nel suo complesso e si diverta leggendolo, e si senta accolto nell’universo narrativo di Lucy, una cagnetta alla continua scoperta del mondo.”
Un giorno da cana narra una giornata, o forse molte giornate, di Lucy, la cagnetta dell’autore, la quale mentre il suo padrone lavora, vive le sue avventure, spesso nelle maniere più paradossali; incontrando amici e aggirandosi intorno alla propria abitazione, a cui ogni sera fa ritorno.
L’opera di Tartarotti-Giove viene definita fumetto-game perché riprende il meccanismo per cui è il lettore a fare delle scelte all’interno della narrazione, nel corso della quale ogni scelta porterà ad un corso differente della stessa. La differenza principale nell’impostazione tra questo fumetto-game e i tradizionali libri-game è quella di non avere istruzioni esplicative antecedenti alla narrazione. Si comincia immediatamente con l’addentrarsi nella storia, particolarità che sicuramente ne favorisce la fruibilità, e si procede nei vari sviluppi mano a mano che si riconoscono le indicazioni interne al testo, che in un fumetto ovviamente è composto da immagine e testo scritto.

Ci ha colpito molto l’organicità narrativa delle storie, per cui ogni storia permette di vivere in modo completo un giorno da cana, appunto. Sebbene si sottolinei che i plot principali sono quattro, è evidente che anche le ‘storie secondarie’ sono allo stesso modo importanti da un punto di vista narrativo, poiché permettono di conoscere gradualmente i personaggi, coglierne maggiormente i dettagli e il carattere nella loro interezza. La caratterizzazione dei personaggi, l’ambientazione, il senso polifonico del testo si rivela e si arricchisce di sfaccettature anche attraverso i “bivi” e non solo svolgendo una storia. Questa anche è una delle particolarità che non coincide appieno con il tipico libro-game e che garantisce sempre una piena e soddisfacente esperienza di lettura anche se non si sceglie una delle storie principali, dato che ogni storia possiede una propria intensità narrativa ed è parte, allo stesso modo delle altre, dell’insieme esperienziale proposto dal fumetto.
Fin dalla copertina e dai paratesti è evidente che questo fumetto non si rivolge ad un pubblico specifico, ma può essere letto ed apprezzato sia dai giovanissimi che da adulti. Il pubblico ha la possibilità di modulare l’esperienza, ma anche di lasciarsi andare al “gioco”. Questa trasversalità è una caratteristica estremamente interessante: nel fumetto sembra che lo stile e linguaggio si modulino sul lettore e sul suo modo di leggere. In questo modo la relazione che si instaura tra lettore e fumetto sarà principalmente nelle mani del primo, poiché sono i lettori a scegliere quanto andare a fondo nella storia, quanto lasciarsi trasportare dalla stessa e quanto tempo dedicarvi. Nella sua semplicità e nitidezza, lo stile si fa veicolo compiuto di queste possibilità trasversali di lettura, e rende il fumetto accessibile a chiunque lo legga; proprio lo stile semplice e essenziale, che talvolta viene sminuito e considerato “adatto per bambini” rivela la polisemia di questo tipo di fumetto, che non si rivolge ad un pubblico nello specifico, ma a tutti i lettori. Allo stesso modo la scelta dello stile umoristico limpido e intelligente rende al testo universalità nella purezza dello sguardo della cana.

A un ulteriore arricchimento dell’esperienza di lettura contribuiscono le scelte delle tonalità e delle palette di colore. I colori infatti guidano i lettori (soprattutto alle letture successive alla prima) stimolati a riconoscere l’esperienza narrativa che hanno imboccato e decidono di abbandonarsi allo sviluppo scorrendo da un capo all’altro del libro, con una consapevolezza del proprio atto di lettura variabile. Ogni dettaglio trova un suo senso all’interno della storia, così è per la vicinanza o “lontananza” delle pagine (e quindi della complessità degli eventi) in base alla lunghezza del percorso di Lucy, e ogni particolare appare ben congegnato per far sì che il lettore giochi effettivamente con il fumetto nel suo complesso e si diverta leggendolo. Si tratta di una forma di rispetto e attenzione verso i lettori che li mette a proprio agio nell’universo narrativo di Lucy e li rende creativamente partecipi del suo continuo scoprire il mondo che la circonda – con gli occhi rinnovati dell’entusiasmo e della purezza, atteggiamenti che, sembrano dire gli autori, non dovremmo mai dimenticare di far nostri.

Titolo: Un giorno da cana
Autori: Stefano Tartarotti e Christian Giove
Editore: MS Edizioni
Pagine: Cartonato filo refe, pp. 210 (156 a colori)
Costo: 22 euro