Il graphic novel “Su un raggio di sole” di Tillie Walden si è rivelato una lettura inaspettata e ricca di elementi contrapposti: al contrario di quello che potrebbe sembrare infatti, questo non è un fumetto fantasy o fantascientifico, se non altro non come normalmente viene inteso.
Per quanto infatti l’ambientazione sia fantascientifica (e anche molto particolare), l’autrice non è interessata a spiegarne il funzionamento e le dinamiche, per concentrarsi invece sulla storia personale delle cinque donne che si muovono nella scena.
Tutto quello che sappiamo di questo mondo ci viene spiegato in poche parole dai personaggi stessi: ci troviamo in un mondo fatto di rovine sospese nello spazio dove le protagoniste si muovono utilizzando una strana astronave a forma di pesce, allo scopo di ristrutturare gli edifici abbandonati. Il setting spaziale, volutamente sfumato sia nella sua concezione sia nel disegno, si mescola ad elementi mitici, leggendari e magici. Da parte dell’autrice non c’è la volontà di spiegarci ulteriormente il mondo che ha creato, né tramite la voce di qualche personaggio né tramite il disegno che risulta appena delineato, con pochi dettagli e dai colori acquerellati che servono più a definire gli atti temporali della storia (come le tonalità di blu per inquadrare il passato e quelle di rosa e rosso per il presente) che a donare realismo. Tutto ciò ci immerge in una realtà onirica e, anche se artisticamente molto bella, a tratti difficile da seguire.
Lo stile grafico sfumato e dalle linee semplici ed essenziali non si ferma agli sfondi e agli ambienti, ma anche gli stessi personaggi sono a volte differenziati solo dalla pettinatura o dalle differenze di altezza, cosa che a tratti può rallentare la lettura.
Ma come mai la scelta di ideare un mondo così particolare per poi lasciarlo volutamente sfumato, senza dare ai lettori nessuna spiegazione? Forse per attirare un pubblico più ampio e diversificato verso l’opera? Sicuramente il forte senso di disorientamento che la Walden crea in questo modo spinge il lettore a concentrarsi su l’unica cosa che gli risulta familiare: la concreta umanità dei suoi personaggi.
In forte contrasto con la rappresentazione, i personaggi sono perfettamente delineati nella parte narrativa e si nota l’attenzione con cui vengono raccontate le protagoniste, definendo carattere e abitudini. Il cuore di questo fumetto, ciò che l’autrice vuole raccontarci, sono le relazioni tra le donne protagoniste e i diversi tipi di amore, affetto, accettazione e contrasti che si trovano ad affrontare. I suoi personaggi crescono ed evolvono, cambiano prospettiva e idee e dunque, sono loro, così familiari nella loro umanità, il punto fermo del lettore nella storia. Da questo punto di vista, dunque, il mondo immaginario è funzionale all’autrice e alla storia.
Anche la società completamente al femminile in cui ci troviamo non ci viene spiegata, ma data per scontata, ed è interessante notare come questa caratteristica non influenzi più di tanto i comportamenti e la società spingendoci a svincolare alcune dinamiche di sopraffazione, violenza, possesso e conflitto dalla visione che le inquadra come afferenti al “maschile” in sé e a rivalutarle come caratteristiche del genere umano a prescindere dal genere. Lo stesso bullismo e paternalismo che ritroviamo in alcune scene regge benissimo e non perde il suo realismo e veridicità solo perché attuato in una società femminile.
Così le diverse storie d’amore tra le donne presenti, da quella più adolescenziale a quella più matura, non vengono esaltate o edulcorate e ci appaiono in tutta la loro naturalezza, con tutte le loro bellezze e i loro difetti. Quello che abbiamo percepito noi lettori è che, nonostante non ci sia, in questa storia il maschile non sembra mancare mai, né a noi lettori né alle donne descritte (che probabilmente non né immaginano neanche l’esistenza), e questo punto di vista ha veramente il potere di far svanire tutte le presunte differenze tra i generi.
Quello che forse ci ha lasciati più interdetti è stata la scelta di affrontare comunque le tematiche di genere e delle persone non binarie nonostante l’ambientazione non sembri prevedere un binomio maschile-femminile. Ma ancora più di questo le scene in cui ci vengono presentate la tematica delle persone non binarie, risultano spesso forzate, didascaliche e spezzano la narrazione della storia principale. Forse qui, ancora più che in qualunque altro momento di questo racconto a predominanza femminile, si è sentita di più la difficoltà dei traduttori nel riportare il discorso in una lingua come l’italiano, che si appoggia di base al maschile e in cui il neutro non esiste. Ciò che comunque resta alla fine di questa lettura è un senso di fiducia nel risolversi di qualunque situazione, se alla base c’è un rapporto di amore tra le persone. Nonostante tutte le difficoltà affrontate infatti, la fiducia negli altri e il supporto alle persone che si amano ha, in questa storia, il potere di trionfare e di risolvere anche ciò che sembra irreparabile, di permettere alla vita di andare avanti anche di fronte ad un futuro ignoto.